mercoledì 8 ottobre 2008

alla ricerca di senso

questa sera mentre cercavo i miei amici nei varchi procurati alle necessarie e faticose solitudini mi sono imbattuta in questo video
http://video.google.com/videoplay?docid=-2138416794381091301&hl=it
e per me è stato veramente molto interessante: all'improvviso pensieri vecchi di giorni, mesi e anni, raccolti attraverso i rapporti con le persone che mi sono piaciute, hanno preso a muoversi come frantumi metallici verso una calamita invisibile. Ha cominciato a delinearsi, ricostruirsi forse, l' immagine di un senso cercato da tempo anzi da tutta una vita.
Chi siamo noi, uomini e donne di piu' o meno 40 anni?
Una generazione che, agli occhi dei vecchi che governano il mondo si è sottratta alle sue responsabilità.
Un po' depressi, fin dalla giovinezza, abbiamo lasciato dire e fare fino ad oggi ai vecchi e siamo pronti a lasciare ai nuovi giovani rampanti la successione senza nemmeno salire sulla nave del potere.
Eppure dentro e dietro il nostro defilarsi, c'era e c'è la certezza di uno, di molteplici no. La certezza che certi modi di vivere e fare la società sono fallimentari. Ritirati nelle nostre solitudini, abbiamo cercato, ognuno per se' strade diverse dal convenzionale. Siamo ambientalisti, mai estremisti, sul lavoro ci sottraiamo al rampantismo a costo di passare per mediocri, viaggiamo, quasi spasmodicamente alla ricerca di esperienze piu' che di panorami e divertimenti. Appoggiamo e sproniamo le civiltà e le nuove culture nuove, ci piace e compriamo il commercio equo e le banche solidali. Non abbiamo subìto dai nostri genitori il mito della casa e non ci convincono gli status simbol così come le griffe a tutti i costi.
Ma tutto questo rifiuto è apparso sempre privo di un senso unitario e centrale, agli occhi delle altre generazioni noi siamo quelli che non credono piu' a nulla.
Invece no, non è cosi', e la crisi che ci aspetta nei prossimi anni, il crollo del modello economico e sociale americano all'improvviso sta creando uno spazio per noi, affinchè le nostre esperienze frammentarie acquisiscano la forza di una proposta di senso nuovo della vita. Noi ora siamo pronti, noi che avevamo visto fallimentare questo modello da tempo ora non subiremo la depressione impotente perchè eravamo, piu' o meno inconsapevolmente pronti da tempo.
Quello che ora ci tocca fare è rendere unitaria l'esperienza delle nostre esperienze. Ci tocca il coraggio di affarmare un modello di vita che conosciamo da tempo per averlo sperimentato nelle nostre solitudini.
Noi possiamo decretare la fine di questo modello 'lineare della vita delle cose'.
Noi siamo quelli pronti a farlo, noi e non quelli prima di noi. Noi siamo liberi, tocca a noi farlo, a noi che non abbiamo istituzioni addosso. Tocca a noi che abbiamo raramente dei figli, farlo per i figli degli altri. Tocca a noi perchè noi siamo soli e liberi abbastanza.
La differenza tra riuscire e non, la farà solo la ricerca del senso unitario delle nostre frammentate esperienze, con la certezza che dietro ad esse non si nasconde una frammentata idea ma il senso vero dell'essere e dei rapporti umani.

2 commenti:

captcha ha detto...

Concide tutto, anche i tempi. Dunque siamo maturi. E' ora di fare qualcosa.

Francesco Troccoli 2 ha detto...

Credo che questa identità dei "più o meno quarantenni" sia talmente forte e definita che se solo vai indietro con l'età di sei o sette anni (e magari anche avanti), c'è un mondo molto diverso. Come se fra "noi" e "loro" ci fossero non sei-sette anni, ma venticinque. Il che, or che ci penso, spiegherebbe alcune delle tante cose. Non per farla troppo personale... :-)